Foto di Fabio e
Gianfranco Mariano
"Di epoca relativamente
moderna, poiché la data della loro costruzione può risalire soltanto
agli ultimi anni del secolo XVI. La loro forma, la loro struttura,
il loro stile gotico, influenzato da più recenti reminiscenze, li
presentano come fratelli di quelli che si vedono in tanti paesi
della nostra terra".*
Così il diplomatico catalano Eduard
Toda I Guell descrive i due campanili del
Centro storico algherese (Cattedrale e San Francesco).
Il più imponente dei due è
indubbiamente quello di Santa Maria: dall'alto dei suoi oltre 20
metri in pietra arenaria, completati da una guglia piramidale
maiolicata ed ornata da gattonature sormontata a sua volta da una
sfera in rame con croce, domina l'intera città.
Completato, unitamente al
coro ed alle 5 cappelle retrostanti, nel 1547, il campanile è
sviluppato con canna ottagonale finestrata che poggia su una
possente base con contrafforti. Nella sommità di questi (foto 30 e
31) le rappresentazioni stilizzate di Ferdinando d'Aragona ed
Isabella di Castiglia.
Non trovano riscontro alcuno,
invece, le vere e proprie leggende "metropolitane"
che raccontano di una costruzione ancora più antica, risalente
addirittura ad una presunta presenza mussulmana che avrebbe avuto nel
campanile il minaretto della moschea.
L'evidente impronta catalana
nell'architettura del centro storico algherese trova riscontro in
molti edifici di Barcellona: così il portale della torre campanaria
si ispira all'ingresso principale della cattedrale di Santa
Eulalia, entrambi caratterizzati da una serie di arcate di
altezza via via inferiore mano a mano che ci si avvicina alla porta
(foto 29).
Ad incorniciare il portale i
raffinati intarsi nell'arenaria che sfidano i secoli e gli agenti
atmosferici.
Nel periodo estivo è
possibile visitare il campanile il lunedì e venerdì dalle 10,00 alle
12,00 ed il mercoledì, giovedì e sabato dalle 19,00 alle 21,30. Per
informazioni e biglietti: Coop. Il Mosaico, presso Museo Diocesano
di Arte Sacra, piazza Duomo.
Vedì video su Alghero.tv
*
La citazione è tratta da "L'Alguer. Un popolo catalano d'Italia",
pubblicato dall'editore Gallizzi nel 1981, pagina 165.